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Questo sito esprime i contenuti di una riflessione sulla realtà sociale, artistica, culturale e politica in cui mi trovo immerso e di cui subisco i condizionamenti mio malgrado.



Nel tentativo di mantenere ancora viva la propria capacità critica, anche questo sito risulta utile a proporsi per potersi specchiare nei contributi di altre Voci.



martedì 19 ottobre 2010

PROSPETTIVE, QUALI?


La mitologia dell’indice di produttività


Né di destra né di sinistra, ma verso l’alto
1- Se l’insieme degli individui di una comunità non recepisce e non fa suo l’assunto del bene comune, ogni azione, movimento, impegno che fa capo a quell’assunto è destinato al fallimento! Le uniche azioni e lotte che portano un risultato saranno quelle che soddisfano l’ambito ben circoscritto di gruppi ristretti con richieste strettamente corporative.
2- Non ci meravigliamo poi se la realtà nel suo insieme si presenterà sempre più ingestibile, dove le istanze e gli interessi fanno capo ai personalismi degli interessi costituiti attorno ai soggetti privati o ai gruppi organizzati.
3- La fine dei diritti acquisiti è possibile ma i diritti sono una conquista e necessitano una lotta e una vigilanza costanti. Anche i diritti sono subordinati a una visione coerente dell’assunto primario, vale a dire il bene comune.
4- L’estensione dei territori della realtà sociale è opera dell’interesse privato per mantenere il proprio tornaconto e rinviare la resa dei conti sempre minacciosa dietro l’angolo.
5- Quando il territorio sarà completamente sfruttato in tutta la sua ampiezza, il Re sarà finalmente nudo e sangue e orrore scandiranno inesorabilmente il tempo della fine della società individualistica estirpandola alla sua radice
6- L’idea della libertà individuale verrà finalmente estirpata come la mala erba dei campi, allevando i giovani con l’idea della impossibilità di concepire una individualità che sia verosimilmente libera e indipendente.
7- La possibilità di un mondo nuovo è ostaggio delle risorse ormai scarse del pianeta e della salute fisica e mentale residuale dei sopravvissuti.
8- Se la lucidità intellettuale e la salute lo consentiranno quelle ultime generazioni dovranno rifondare l’idea della società sulla base dell’assunto primario ormai liberi da ogni ricatto che le questioni razziali e religiose costituivano per la Storia precedente.
9- Ora saranno approdati nel grande e unico territorio della:
a- Piena e totale multi etnicità
b- Pieno e totale relativismo religioso
c- Piena e totale integrazione culturale
10- Anche questa idea richiede i suoi alfieri ma essi devono essere, o lo saranno, consapevoli che la via verso l’alto non và intrapresa con la violenza, semmai solo con il martirio inflitto dalle forze contrapposte all’idea.
11- Proprio per la natura dell’assunto primario ovvero la quasi totale maggioranza degli individui, ovvero il 99,9% degli individui, deve recepire e far suo l’assunto stesso, che esso non può e non deve essere imposto in alcun modo
12- La concezione di essere e far parte di un insieme più grande deve apparire nelle menti come Verità Naturale come respirare, muovere un braccio, fare un tuffo, dare una carezza o un bacio a un bambino.

Le due Logiche



Sulla dinamica degli eventi si palesano due logiche sempre in contrapposizione e su vie parallele mai intersecanti.
La logica della dinamica reale, fisiologica e biologica in contrapposizione alla logica delle idee.
Un caso emblematico sotto i nostri occhi è quello dell’increscioso e tragico episodio della colluttazione per futili motivi che ha portato al decesso di una persona in una stazione della metropolitana.
Tutti possono visionare il filmato che dovrebbe aiutare il giudizio.
Invece no!
Il filmato non ci dice di quali ragioni si alimentasse e quanto è stato intenso il livello dell’alterco precedente, avviatosi pare, davanti a un distributore di biglietti per la metropolitana.
Ma il filmato ci dice chiaramente che tutto si sarebbe risolto se i due, come inizialmente sembra, magari ancora lividi di rabbia e rancorosi, proseguivano il loro percorso senza più “beccarsi”.
Il filmato ci dice chiaramente che, non appena superate due persone provenienti in senso inverso, essi riprendono l’alterco e non sembra che la vittima sia passiva nello sviluppo dell’azione.
Infatti è logico che chiunque in un alterco dice e magari fa qualcosa.
La vittima spintona vistosamente il responsabile della sua morte.
Poi ci sono spinte di reazione e infine si innesca quella scintilla di extra reazione che porta al pugno fatale e ovviamente imprevisto dal momento che la vittima è inerme e inerte nel riceverlo.
Tutte queste sono dinamiche che fanno parte di leggi comportamentali ben note e il tragico esito è dovuto maggiormente al contesto che alla volontà dei soggetti.
Infatti l’alterco si svolge in un ambito civilizzato e che rassicura sugli eccessi di aggressività e violenza. Anche questo è noto e assodato nello studio dei comportamenti riflessi.
E’ certo che in un contesto più instabile e arretrato entrambi i soggetti avrebbero avuto atteggiamenti molto più guardinghi e diffidenti l’un dell’altro. La mancanza di sicurezza proprio di uno scenario diverso e più selvatico non avrebbe consentito quella confidenza, pur nel reciproco contrapporsi, tra i due attori della tragedia.
Questo per dire che il meccanismo riflesso che porta al gesto più cruento di una spinta viene innescato da una serie di reciproche azioni fuori dal controllo di entrambi.
Gli attori di questa tragedia sono entrambi inconsapevoli di percorrere un binario che porterà a un esito come minimo traumatico e che solo un extra senso di percezione del susseguirsi di azioni e reazioni, estraneo al coinvolgimento diretto poterebbe evitare.
Il prossimo esito comunque traumatico su quelle premesse non è evitabile se almeno in uno dei due non avviene un cedimento dovuto alla percezione del pericolo insito nell’impossibilità del raggiungimento di un’approvazione e di un riconoscimento delle proprie ragioni da parte dell’altro.
La vittima nel filmato risulta chiaramente attiva e aggressiva nel portare avanti la affermazione delle sue ragioni, ripeto, in un contesto che la rassicura e dal quale forse crede di ottenere da un momento all’altro e, in un modo o l’altro, una qualche forma di approvazione.
Così non è, purtroppo, e per di più la sua convinta pressione su un soggetto sicuramente più immaturo e meno responsabile di lei ( lo testimonia la consistente differenza di età ) innesca in quest’ultimo un profondo senso di impotenza e di incapacità di concludere l’alterco ormai divenuto assillante e irrisolvibile.
In quel vuoto che si viene a creare nel senso di impotenza si innesta il gesto come unica e decisa azione atta a por fine allo scontro alzando decisamente il livello di intensità del gesto da spintone a pugno!
Tutta la vicenda è una tragedia che fa parte della nostra attuale realtà metropolitana.
Entrambi diventano vittime di un destino dettato da logiche comportamentali più forti e grandi della loro volontà.
Il caso porta alla consacrazione della tragedia con l’inerte e letale crollo a terra dell’attore che diventa la vittima e al contempo rende l’altro il carnefice della scena.
Come si può mai, onestamente pensare di semplificare questa tragedia discettando solo in base alle ricadute del tutto estranee alla vicenda, ovvero parlando di:
1- Razzismo ( che nella vicenda non può essere presente!)
2- Femminismo ( le ragioni del maschio imposte alla femmina recalcitrante) senza sapere nessuno di noi chi dei due abbia avuto ragione nell’aterco e delle sue motivazioni.
3- Omicidio comparato arbitrariamente a quelli effettivamente commessi appunto sulle precedenti considerazioni ( e questo proprio non ha nulla a che vedere nella sua evidente e palese dinamica con un omicidio intenzionale per razzismo o antifemminismo)

Come non si può ragionare sulle dinamiche intrinseche dei ritratti psicologici dei due attori della tragedia che determinano un esito che poteva anche non essere tragico e lo è stato per pura fatalità.
E se non lo è stata una pura e cieca fatalità, allora non si può letteralmente “obliare” la partecipazione all’azione, comunque aggressiva nei gesti e nei modi, anche da parte della vittima!!
Questo è un omicidio preterintenzionale, punto e basta.
Quando incidentalmente mettiamo sotto qualcuno stiamo nella stessa identica situazione.
Noi siamo responsabili della condotta della nostra vettura come lo siamo dei comportamenti consapevoli del nostro corpo.
E di questo la legge codifica il livello di responsabilità.
In questa vicenda è del tutto evidente, a mio modesto avviso, che entrambi i soggetti sono finiti in un territorio maledettamente scivoloso e irto di pericoli dove per entrambi aveva iniziato a prevalere una serie di comportamenti riflessi che non sono più del tutto sotto il loro diretto controllo!
Se così non è dobbiamo allora senz’altro parlare di omicidio intenzionale!Punto!
Perché tutti sembrano ormai rinunciare all’uso della ragione e rincorrono i facili e devastanti schemi dei vari “ismi” di turno?
Quale pena per il mio povero cervello quest’umanità inebetita e inetta, incapace di gestire l’unica possibilità per la nostra esistenza: quella della consapevole coscienza e dignità di pensiero al cospetto della Vita e del suo grande mistero!